La nomenclatura INCI
Composizione, percentuali di origine naturale, bio, certificazioni… Tutti abbiamo capito che occorreva fare chiarezza e definire dei paletti. Ma, oggi, come fare a non sentirsi persi tra tutti i numerosi indicatori che orientano le nostre scelte di acquisto? La soluzione c’è: la nomenclatura INCI!

Composizione, percentuali di origine naturale, bio, certificazioni… Tutti abbiamo capito che occorreva fare chiarezza e definire dei paletti. Ma, oggi, come fare a non sentirsi persi tra tutti i numerosi indicatori che orientano le nostre scelte di acquisto? La soluzione c’è: la nomenclatura INCI!
Un po’ di storia
A volte è importante guardare al passato. Per fortuna, infatti, si impara dagli errori commessi, come dimostra la nascita dell’INCI.
Ma perché c’è stato bisogno di creare una nomenclatura?
Nel 1975, dietro l’impulso dell’allora ministra della salute Simone Veil, la Francia approva il primo regolamento europeo sui prodotti per la cosmesi. Tale risoluzione viene adottata in seguito allo scandalo del talco Morhange, che aveva causato la morte di diversi neonati. È così che un primo regolamento vede la luce per definire meglio i criteri di importazione, produzione e vendita dei prodotti cosmetici.
È negli Stati Uniti, tuttavia, che nasce l’elenco INCI così come lo conosciamo oggi. È infatti nel 1973 che la CFTA (Cosmetic, Toiletry and Fragrance), potente federazione americana dei marchi di cosmesi, crea un sistema per standardizzare gli ingredienti nelle formule dei prodotti: l’INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredient).
E oggi?
In Europa questa nomenclatura è obbligatoria per tutti i prodotti cosmetici sin dal 1998. L’obiettivo che si pone è quello di standardizzare l’indicazione degli ingredienti, per far sì che tutti i produttori usino la stessa identica terminologia. Così facendo dà vita a una maggiore trasparenza nei confronti del consumatore, ma anche a un più facile riconoscimento degli ingredienti che potrebbero causare problemi. Oggi lo stesso sistema viene utilizzato in Europa, Cina, Giappone, USA e in numerosi altri paesi.

Come leggere l’INCI
Ordine di concentrazione decrescente
Al fine di salvaguardare il “segreto industriale” il livello di concentrazione dei vari ingredienti non è reso noto. Tuttavia ogni ingrediente deve essere elencato nell’ordine di concentrazione decrescente. Questo permette di sapere quali sono i principi attivi principali del prodotto. Attenzione, però, perché gli ingredienti presenti in una concentrazione inferiore all’1% possono essere indicati in ordine non perfettamente decrescente.
Profumi e INCI
Gli ingredienti che contengono profumo sono designati con il termine Profumo o Fragranza e spesso si tratta di prodotti di sintesi. I composti profumanti e aromatici sono segnalati solo con come “profumo” e “aroma”, tranne quando contengono sostanze note per causare reazioni allergiche da contatto in alcune persone sensibili.
Per i profumi non vige l’obbligo di essere definiti in dettaglio. Per rispettare il segreto industriale relativo alla fabbricazione del prodotto, infatti, possono essere raggruppati assieme agli aromi nella dicitura “Profumo” e “Aroma”, ad eccezione delle 26 sostanze profumanti allergeniche, la cui presenza deve essere obbligatoriamente segnalata.

I 26 “allergeni etichettabili”
Queste sostanze devono obbligatoriamente figurare nell’elenco degli ingredienti, se sono presenti in concentrazione superiore allo 0,01% nei prodotti da risciacquare e nello 0,001% nei prodotti senza risciacquo.
Attenzione al greenwashing
Facciamo l’esempio di uno shampoo. Il suo ingrediente principale è l’acqua e per questo la sua percentuale di ingredienti di origine naturale può essere alta, perché, beh, l’acqua è un ingrediente di origine naturale! O, ancora, gli idrolati si possono trovare anche a prezzi molto bassi, ma è sempre meglio controllarne la concentrazione. La distillazione, infatti, può essere effettuata a percentuali diverse e, di conseguenza, la qualità e l’efficacia del prodotto finale non sarà la stessa.
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